Struttura del Teatro "Tullio Giacconi"

Nelle Marche, culla del melodramma, come nel resto d’Italia, nascono Teatri quasi in ogni paese e città.

Data di pubblicazione:
01 Ottobre 2019
Struttura del Teatro "Tullio Giacconi"

Al Teatro di Chiaravalle fu concessa una sede prestigiosa: il lotto dove sarebbe stato edificato, e dove tuttora si trova, occupa il cuore della città, con la fronte sulla via principale, la Clementina, corrispondente all’attuale corso Matteotti, e il retro sulla piazza Eugenia, oggi piazza Garibaldi.

Chi fu a realizzare il progetto del Teatro non ci è dato saperlo, con certezza si sa solo dell’intervento dell’architetto Cesare Boccolini, chiamato a dare pareri tecnici sulla possibilità di costruire un teatro ristrutturando alcuni edifici. La tipologia della pianta rispecchia quella tradizionale a ferro di cavallo, codificata nel 1732 dall’architetto Theodoli nel teatro Argentina a Roma.

L’atrio di ingresso, con il caffè e il circolo cittadino, fu allineato al fronte sulla via Clementina, cosicchè la sala teatrale si dovette incassare, in una “forzata formatura sguinciata”, verso la piazza Eugenia. L’esterno, in mattone a vista, non lo faceva distinguere particolarmente dagli altri edifici.

Il cornicione, interamente in cotto, indica il particolare impegno economico della struttura. La copertura del tetto, a doppia falda, in coppi su capriate lignee, era più o meno allineata longitudinalmente alla sala interna. La platea, con il pavimento di assi di legno come il palcoscenico, poteva essere alzata per ampliarne la superficie in occasione delle feste danzanti.

Da qui partivano tre ordini di palchetti (in mattoni, come le scale e i pavimenti, forse per paura degli incendi). Il soffitto, sospeso tramite tiranti alle strutture del tetto, di forma concava, era intonacato, stuccato e decorato da artisti che operano anche in altre località della provincia e presenta uno stile che riflette il tipico eclettismo ottocentesco di molti teatri marchigiani e romagnoli.

Un lampadario centrale a saliscendi, che scompariva nel soffitto, garantiva l’illuminazione: l’”arganello” e alcune macchine sceniche sono ancora miracolosamente conservate nel sottotetto. Ma se la borghesia vedeva nel teatro uno “strumento di rinascita e riscatto morale e culturale”, non era così per la Chiesa, che mandava persino i suoi “delegati apostolici”agli spettacoli per controllarne la “moralità” e la “decenza”.

A Chiaravalle la presenza del teatro non diede mai una vera impronta culturale alla vita sociale cittadina. Soprattutto conferenze, veglioni, varietà e qualche rara rappresentazione di opere liriche, ma sempre con compagnie locali, o al massimo regionali, costituivano la sua attività
 

Ultimo aggiornamento

Martedi 27 Febbraio 2024